
"Tutto il mondo è paese. Lo sta diventando sempre di più. Non so se questo è un bene oppure un male, chi sono io per deciderlo? Già chi sono io? Il mio nome è Attilius. Sono un cittadino romano come tutti gli altri. Faccio il lavoro più bello del mondo, non sono un avvocato, un generale, un proconsole, un senatore; no, sono un messaggero. Non potrei esser più felice di fare questa umile professione. Insomma, viaggio in tutto il mondo e vedo qualsiasi cosa: vedo le nuove conquiste dell'impero, vedo i nuovi monumenti che vengono eretti ogni giorno, vedo le altre popolazioni, le varie tribù, imparo un po’ di nuove culture e nuove lingue. Mi sposto come capita; in nave, a piedi, a cavallo… non importa, l'importante è viaggiare. Certo devo anche fare in fretta perché devo consegnare lettere e messaggi. L'unica cosa negativa è che vedo poco la mia famiglia, ma me ne sono fatto una ragione.
Negli ultimi tempi ho notato che la varietà nell'impero sta diminuendo. Mi sembra che i vari territori siano sempre più simili; ovunque si vedono teatri, anfiteatri, ville, domus, acquedotti e molto altro. La cosa più sorprendente è che sono costruiti tutti con la stessa tecnica, quella romana naturalmente. Ma forse è meglio, voglio dire, se tutti i popoli sono uniti in un unico, grande gruppo, non si faranno guerra tra di loro e regnerà la pace per un po’, spero. Tutto il mondo è paese. Mi piace come frase perché è perfetta per questa situazione. Questa frase si usa quando ovunque si fanno le stesse cose o si vedono le stesse cose, qui più o meno è così. Non sto assolutamente dicendo che tutte le persone del mondo sono identiche, però Roma penso che voglia che sia così, anche se devo ammettere che permette di praticare tante religioni e si dimostra tollerante nei confronti delle varie culture. Solo i barbari non sono tollerati; ma in effetti, come dare torto a Roma. Dopo la tragedia di Teutoburgo, i barbari non si meritano il nostro aiuto. Almeno abbiamo conquistato l'altra parte del Reno. Ho visto anche che Adriano e i suoi predecessori hanno costruito un confine fatto di fortificazioni, lo chiamano limes*. Adriano si che era un bravo imperatore. Lui amava viaggiare, proprio come me; quanta stima e rispetto che provo per quell'uomo. Ha anche permesso di tenerci la Britannia, costruendo anche lui la sua cinta di mura. Ho visto quel muro, è infinito. Ho provato ad avvicinarmi, ma è di continuo una zona di guerra quella e non ho potuto fare più di tanto. In compenso sono riuscito a fare una visitina al forte di Vindolanda. Ero curioso di sapere come è un forte al confine e posso dire che si vede molto che Adriano teneva alle condizioni dei soldati, sono fatti davvero bene questi fortini.
Questo impero è incredibile. Non riesco a immaginarne uno più vasto. Roma è riuscita a pacificare la penisola iberica, i galli, i caledoni; è riuscita pure a tenere testa ai barbari e ai parti. L'ho visto, io. Sono stato a Italica, in Spagna; quell'anfiteatro è veramente gigantesco. Ho anche visto Magonza; è un bella città, dopotutto è la capitale dell'Germania Superiore. Roma ha subito tante vittorie e poche ma dolorose sconfitte. Il suo punto forte è l'organizzazione. Ha reso come se stessa quasi tutto l'impero, ha imposto il latino come lingua ufficiale, io lo sento parlare ovunque e ha fatto moltissime altre cose importanti.
Quello che mi sorprende è che gli imperatori non si accontentano mai. Solo alcuni imperatori, come Vespasiano e Adriano, pensarono a proteggere ciò che era stato preso e non provavano a prendere ancora.
E' tutta una questione di punti di vista. Per un imperatore avere un impero simile alla sua capitale è la cosa migliore per garantire la sicurezza e la stabilità dell'impero. Per quelli come me, a cui piace mantenere le tradizioni e la varietà, la romanizzazione rende meno interessante il mondo. D'altronde io dico sempre tutto il mondo è paese; gli imperatori invece vogliono dire tutto il mondo è il mio paese."
*Ci troviamo nella metà del II secolo d.C.