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Alle radici della nostra contemporaneità

I romani crearono un ordinamento dello Stato omogeneo (omogenee istituzioni, un sistema amministrativo comune, un esercito stabile e ben organizzato, un  sistema fiscale comune) e un sistema giuridico in grado di garantire il controllo dell’intero territorio; attraverso la creazione di realtà di tipo urbano dettero all’Europa un volto comune; attraverso un’abile politica culturale, integrarono un mosaico di popoli in una monocultura ricca e variegata al suo interno.

 

I Romani fornirono il primo modello istituzionale perfettamente riuscito di integrazione, non esclusivamente europea ma in buona parte europea. Realizzarono la prima unità europea.  Tutto ciò che definiamo “civiltà occidentale” discende da quella realtà, che a sua volta ha elaborato e assimilato la cultura greca ed ellenistica.

 

“Per molti versi l’Unione Europea di oggi può essere considerata l’erede dell’impero romano, in quanto tentativo di unificare un vasto e diversificato territorio alla maniera dei romani, creando un mercato  unico, una moneta unica e un’unione politica” (Johnson, Il sogno di Roma. La lezione dell’antichità per capire l’Europa di oggi, Garzanti, Milano, 2010) 

 

Nei nostri tempi in cui si erigono muri, si parla con apprensione di migranti, in cui appaiono fragili i valori dell’accoglienza e dell’integrazione e il rapporto con «l’altro» diventa difficile, in cui infine si mette in discussione lo statuto dell’Unione europea, cosa ci insegna la riflessione storica sull’integrazione romana?

 

Quali furono i fattori incentivanti questo universale sentimento di romanità? Quali fattori di coesione i romani seppero inventare, e quali spunti possono essere rinvenuti nell’esempio romano  per l’Europa di oggi alla ricerca della propria integrazione?

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